Quali sono stati i momenti salienti della Vostra esperienza artistica? 
 
E' difficile descrivere un momento particolare, abbiamo tenuto molti concerti, ed anche alcune prove ci hanno dato grandi soddisfazioni dal punto di vista artistico.. anzi, sono proprio le prove che facciamo insieme ad avere, secondo me, la più grande valenza artistica, è il momento della creatività più libera, in fondo il concerto è la finalizzazione di un lavoro artistico e di sacrificio che un quartetto mette in campo per molto tempo.
Che repertorio eseguite? Per quale motivo?
 
Il nostro repertorio tocca molti stili e molte epoche, ormai è difficile avere un repertorio specifico ed aver l'opportunità di eseguirlo tante volte. Forse solo i quartetti più rinomati hanno questa possibilità. Dal '700 alla musica da film arrangiata splendidamente dalla nostra violista Eva Impellizzeri passando dal repertorio romantico, questo è lo spazio di repertorio del Quartetto Caprice.
All'interno del gruppo chi cura maggiormente l'interpretazione? E' un lavoro collettivo o c'è una personalità che da' un'impostazione particolare?
 
Un quartetto è un gruppo di persone che, diverse tra loro, cercano un luogo comune di interpretazione del linguaggio musicale che affrontano. Ognuno proviene da studi diversi, esperienze (anche umane) differenti. L'interpretazione è prodotto di un grande lavoro di equipe, niente compromessi, ma solo accettazione dell'idea che in quel momento ci sembra la migliore. Per quel che riguarda la precisione dell'intonazione ci affidiamo totalmente all'orecchio sopraffino di Eva Impellizzeri...impeccabile!
Quale caratteristica deve avere il Vostro suono? Come avete fatto a trovare il giusto equilibrio timbrico? Quanto e' importante la qualità degli strumenti? 
 
La caratteristica del suono deve essere originale. Il "nostro" suono! Che possa piacere o meno cerchiamo di essere sempre noi stessi per esser coerenti con le nostre caratteristiche tecnico-strumentali e interpretative. Il "giusto" equilibrio è dato dalle pagine che affrontiamo di volta in volta, cerchiamo di servire la musica nel modo più corretto possibile. La qualità degli strumenti è importante, ma fino ad un certo punto. Non possono tutti suonare su Stradivari, Guadagnini, Guarneri o Amati, poi, ricordo un violinista di tanti anni fa che vinse il Premio Paganini di Genova con uno strumento di scarsa liuteria, era Ilya Gruber, un grande! Giordano Pegoraro, il nostro violoncellista, suona su un bellissimo violoncello di liuteria italiana di fine '600 Certo che avere una Lamboghini aiuta il pilota, ma se il pilota è bravo...riesce a far bene anche su una Prinz!  
A che progetti state lavorando? 
 
Abbiamo due progetti in laboratorio: un concerto di musiche da film in collaborazione con una soprano, una sonorità musicale dal grande passato inserita in una contesto più...moderno. Tutte le musiche sono arrangiate dalla nostra violista Eva. Poi la realizzazione di un CD in collaborazione con il liutaio Philippe Devenneaux nel quale suoneremo con strumenti di produzione dello stesso Devanneaux musiche della tradizione lirica italiana arrangiate per quartetto alla fine dell'800. Una scelta dettata dalla volontà di proporre un disco totalmente italiano e che dia la possibilità all'ascoltatore di calarsi nella sonorità del XIX secolo, quando, non essendoci mezzi di comunicazione di massa, per ascoltare musiche orchestrali in luoghi dove le orchestre non potevano giungere, si scrivevano le "riduzioni" o "arrangiamenti" per piccoli gruppi strumentali. Le "riduzioni" per piccoli gruppi hanno dato la possibilità a milioni di persone di poter ascoltare le grandi pagine del repertorio musicale, non sarà stata un'orchestra, ma erano musiche eseguite dal vivo! Con l'energia che solo il concerto dal vivo può donare all'ascoltatore e anche all'esecutore!
 
Che significato ha un quartetto d'archi nel panorama musicale odierno, considerando la complessità della sua proposta?
 
 
Che significato ha un cantautore con una chitarra che sa a malapena strimpellare?
Comunicare musica, comunicare storie, comunicare esperienze etc... Io sono un grande estimatore di ogni genere musicale, dal Canto Gregoriano all'Heavy Metal! Ogni linguaggio ha un senso se il "portatore" del messaggio ha qualcosa da comunicare. Se la cultura musicale italiana fosse fatta dai primi anni di scuola, avremmo persone che vanno all'Opera a vedere Boheme per poi scattare in discoteca al suono della musica Tecno. Non v'è nulla di sbagliato. Il vero pericolo è la "marmellata" di generi musicali che è generata dall'ignoranza generale sulla quale i grandi produttori veleggiano a gonfie vele... che si confonda Puccini con Guccini... Secondo la mia umile opinione hanno tutti e due la stessa importanza, ma sono stili e modi di comunicare l'espressione musicale molto diversi fra loro sia in struttura che capacità tecniche compositive. Il vaso di marmellata musicale nel quale stiamo nuotando a fatica va ripulito ed ogni genere musicale va definito con serenità e competenza per fare in modo che le generazioni future possano apprezzare le Cantate di J.S. Bach, le canzoni di De Andrè e la musica Rap. Entrando nello specifico del quartetto d'archi, penso che sia la formazione strumentale acustica con la più ampia gamma di sonorità espressive a disposizione, senza contare l'immenso repertorio storico che ha attraversato almeno cinque secoli. La questione è annosa e perigliosa, potremmo parlarne in un'altra intervista appositamente dedicata.