Federica Severini è una giovane violinista di vent'anni, attualmente vive a Napoli dove quest'anno completerà il biennio specialistico in violino al Conservatorio San Pietro a Majella. Si sta perfezionando inoltre presso l'Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma in Violino con Sonig Tchakerian e Musica da Camera con Carlo Fabiano e presso l'Accademia Walter Stauffer di Cremona con il Maestro Salvatore Accardo.
GENZINI: In che modo ti sei avvicinata alla musica ed in particolare ad uno strumento così affascinante come il violino?
SEVERINI: La musica è sempre stata una costante della mia vita sin dalla tenera età. Ricordo come i miei genitori, pur non essendo musicisti, hanno sempre cercato di farmi crescere nell'amore e nel rispetto di quest'Arte. In particolare un ricordo della mia infanzia legato alla musica è quando da piccola a casa sentivo a tutto volume le opere di Mozart, in particolare Il Don Giovanni ed il Flauto magico, di cui il mio nonno materno ,militare, era completamente innamorato. Probabilmente è stata proprio questa la scintilla che ha fatto scattare in me, all'età di sei anni, la passione per il violino. Passione destinata poi a diventare il filo conduttore della mia vita.
GENZINI : Quali sono state le tappe fondamentali della tua crescita artistica?
SEVERINI: Ciascuno dei miei attuali insegnanti presenta una propria peculiarità. Il Maestro Accardo, che considero una leggenda vivente, mi ha insegnato l'autocontrollo e la lucidità nel momento dell'esecuzione pubblica ed allo stesso tempo la padronanza di ogni aspetto tecnico riguardante lo strumento. Un'altra sua caratteristica che apprezzo moltissimo è la lettura scrupolosa e fedele delle partiture, cercando il più possibile di rispettare la volontà del compositore e le arcate ed articolazioni originali. Sonig Tchakerian invece mi ha insegnato la disinvoltura in pubblico e a suonare con temperamento e personalità senza però tralasciare le regole basilari della lettura musicale. Carlo Fabiano infine è stato l'insegnante che mi ha fatto comprendere il valore della musica da camera nel senso più alto del termine e, pur appartenendo ad un gruppo, a non tralasciare mai l'aspetto della crescita artistica individuale.
GENZINI: Quali caratteristiche deve avere il tuo suono ideale?
SEVERINI: Premetto che secondo me non esiste un suono ideale, ma un suono personale. Ovvero è l'artista esecutore a creare il proprio suono e a plasmarlo nel tempo. Se dovessi comunque descrivere le caratteristiche che prediligo nel suono di un violino sono: un suono corposo e robusto e allo stesso tempo cantabile e delicato. Insomma un suono in cui la componente "maschile" e "femminile" coesistano e trovino il loro equilibrio perfetto. Attualmente suono un violino genovese Giuseppe Lecchi del 1935, allievo di Cesare Candi capostipite di tale scuola di liuteria. Egli è noto come conservatore del celeberrimo violino " Il Cannone" di Paganini conservato a Genova. Le caratteristiche principali di questo strumento sono un timbro molto chiaro e presente, se dovessi identificarlo con una voce umana sarebbe quella di soprano. Attualmente però sono ancora alla ricerca del mio prossimo compagno di viaggio. Mi piacerebbe molto un violino con delle caratteristiche contrastanti rispetto al precedente. Un violino dal suono scuro e caldo e ricco di armonici.
GENZINI: A che progetti stai lavorando?
SEVERINI: Attualmente ho molti progetti interessanti in cantiere sia per quanto riguarda l'attività solistica che l'attività cameristica. Faccio parte del Trio Pragma composto da Giovanni Sanarico al violoncello e da Gennaro Musella al pianoforte. Con loro ho già numerosi concerti in programma oltre ad aver ottenuto numerosi riconoscimenti artistici a concorsi nazionali ed internazionali. Nutro inoltre un forte interesse per la musica contemporanea che mi ha portato ad ottenere per il secondo anno consecutivo una borsa di studio fornita dall'Accademia di Santa Cecilia per il progetto la Nuova Musica in collaborazione con la classe di Composizione del Maestro Ivan Fedele, uno dei più importanti compositori viventi. Di questo genere musicale mi interessano soprattutto le applicazioni tecniche su uno strumento come il violino. Si tratta nel complesso di esperienze musicali di fondamentale importanza nella formazione artistica di una giovane violinista. In conclusione cerco sempre di essere aperta alle nuove frontiere musicali ed ai nuovi linguaggi di sperimentazione ed invito anche i miei coetanei a farlo, ma allo stesso tempo guardo sempre ai grandi musicisti del passato con rispetto perchè come disse il grande filosofo francese Bernard De Chartres : " Siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane."