Giacomo Coletti intraprende lo studio del violino con A.Hanzelewicz passando dopo due anni sotto la guida di M.Ferraris con il quale crescerà per sette anni fino alla sua prematura scomparsa. Si perfeziona in Conservatorio a Pescara nella classe di F.Mezzena sotto la guida del quale suona in Italia ed all'estero (Oxford,Locarno). Consegue la laurea in discipline musicali ad indirizzo solistico-interpretativo con M.Rogliano all'età di 21 anni con il massimo dei voti e la lode; con lui proseguirà i suoi studi presso l'Accademia Musicale di Pavia e la Steinway Society di Verona. Frequenta corsi e masterclass di violino solista con S.Accardo, G.Carmignola, Z.Bron non tralasciando mai la sua formazione cameristica che cura con E.Belli, G.Pretto, N.Carusi, D.Waskiewicz, P.N.Masi, D.Rossi, A.Gentile, E.Pace, K.Bogino. E' fondatore del "Bric-à-brac Duo" che si è perfezionato per un triennio sotto la guida del Trio di Parma presso la Scuola Superiore del Trio di Trieste, con il quale ha vinto il Primo Premio alla XVI edizione del Concorso "G.Rospigliosi" di Pistoia, il Primo Premio assegnatogli da N.Carusi all'interno di Mikrokosmi off di Ravenna. E' fondatore del Quartetto Guadagnini con il quale si è perfezionato con il Quartetto di Cremona presso l'Accademia "W.Stauffer" di Cremona e con il M°H.Beyerle. Consegue come quartettista il Premio Piero Farulli in seno al XXXIII Premio Franco Abbiati. Collabora stabilmente con Giusy De Berardinis con la quale suona in formazione di duo con clavicembalo, fortepiano e pianoforte (storico) e con Silvia Liberatore con cui suona in formazione di duo violino e pianoforte. Assieme all'ensemble ZEBO (Zero Emission Baroque Orchestra) propone una nuova concezione di spettacolo : "il concerto narrante", fusione di parola, musica e immagini che sta riscuotendo unanimi ed entusiasti consensi. Il suo repertorio spazia dalla musica antica (che esegue con un violino anonimo del '700, concessogli dal clavicembalista e clavicembalaro G.Fratini e restaurato dal liutaio G.Quagliano) alla musica contemporanea ponendo sempre l'attenzione sulla ricerca timbrica, il "comune sentire" e sull'attenzione per la partitura. All'attività concertistica affianca dall'età di 19 anni quella di docente di violino.
Genzini: Hai vissuto anni intensissimi con i ragazzi del Quartetto Guadagnini, anni in cui sei cresciuto dal punto di vista artistico ed umano, cosa ti porti nel cuore di questa meravigliosa esperienza?
Coletti: Quando decisi dopo un colloquio con Cristiano Gualco, ormai 6 anni fa, di formare un quartetto non immaginavo neanche lontanamente il percorso che avrei fatto di lì ad quinquennio. Ho vissuto esperienze e conosciuto personalità incredibili che mi hanno letteralmente cambiato la vita, musicale e non. Grazie a Beyerle, al Quartetto di Cremona e all'Ecma (European Chamber Music Academy) sono cresciuto come uomo e come musicista. Ricordo ancora con commozione le lezioni di Peter Cropper, primo violino del Lindsay Quartet, uomo dalla sensibilità assolutamente fuori dal comune, in grado di trasmetterti con un solo suono o uno sguardo una forza inesauribile e un rispetto per la Musica che non può che marchiarti a vita. Non ci sono parole con le quali io possa esprimere la mia gratitudine verso di loro.
Genzini: L'esperienza con i ragazzi del Quartetto Guadagnini ti ha portato recentemente ad incidere il primo album, come si è sviluppato il progetto?
Coletti: Il progetto è nato in collaborazione con Amadeus, nella persona di Andrea Milanesi. È stata un'emozione poter lavorare fianco a fianco con Michael Seberich, che ci ha aiutato in tutto, dall'aspetto psicologico a quello più pratico. Sono convinto che la difficoltà maggiore dell'incidere un disco sia quella di dover imprimere un'interpretazione, che rimarrà nel tempo e non sarà modificabile. È come lasciare un testamento, ma più artistico..
Genzini: Ricordo ancora con molto piacere un concerto di qualche tempo fa all' auditorium Arvedi, concerto che avete eseguito magistralmente con strumenti del Maestro Marino Capicchioni, quali sono stati gli eventi dal vivo che ti hanno maggiormente formato?
Coletti: Ricordo anche io quel concerto con grande piacere.. avemmo l'onore di avere quegli strumenti in prestito dal Museo del Violino, una gran bella occasione. In generale suonare credo sia sempre formativo: abituarsi ad acustiche nuove, essere in grado di adattarsi ad esse, reggere la tensione..tuttavia, ora che mi ci fai riflettere, credo che le volte nelle quali ho percepito maggiore "possibilità formativa" sono state quelle nelle quali suonavo davanti a colleghi (concerti misti).
Genzini: Quando ci siamo incontrati suonavi un meraviglioso violino del 700, lo stai suonando ancora? Che caratteristiche ha dal punto di vista acustico?
Coletti: Ho la fortuna di suonare due strumenti fantastici che alterno a seconda del repertorio che mi trovo ad affrontare e per questo lascia che io ringrazi due figure per me fondamentali: Gianni Accornero, liutaio, collezionista e mecenate grazie al quale suono un meraviglioso F.Guadagnini dal suono caldissimo e Giulio Fratini, clavicembalaro e organaro grazie al quale suono uno strumento del 1770, probabilmente sassone, con il quale eseguo per lo più repertorio antico e che ha un timbro davvero incredibile e una storia non da meno: pensa che quello strumento era letteralmente lasciato in un angolo di una bottega di un antiquario, in condizioni pessime, con ancora le corde di budello originali al suo interno!!
Genzini: Quali sono i tuoi attuali impegni e a quali progetti ti dedicherai in futuro?
Coletti: Sento che la mia vocazione è nella musica da camera. Attualmente tre progetti hanno la mia totale partecipazione: il duo con la clavicembalista e fortepianista Giusy De Berardinis, il duo con la pianista Silvia Liberatore e l'ensemble "Alla Maniera Italiana" nato da una idea condivisa con il mio amico continuista Giulio Fratini. Non meno importanti le esperienze in orchestra come quella fatta per esempio con il Lirico Sperimentale di Spoleto dove ho avuto la fortuna di partecipare come spalla ad una tournée che mi ha portato ad esibirmi nei più importanti teatri umbri assieme ad un gruppo validissimo di cantanti e strumentisti.