Genzini: In che modo ti sei avvicinata alla musica e in particolare al violino?
 
Manvati: I miei genitori sono amanti dell’arte, si occupano di restauro conservativo di beni culturali e hanno sempre avuto la passione per la musica, la pittura, la scultura e tutte le forme d’arte in generale. Per cui, mia sorella (bravissima ballerina) ed io, fin da piccole, abbiamo avuto l’opportunità di stare a stretto contatto con l’arte. Pur non essendo loro musicisti, ci hanno educate da subito all’ascolto di più generi musicali, acquisendo in tal modo elasticità e apertura mentale ma anche una determinata capacità selettiva. Il violino, più che una scelta, fu una folgorazione: avevo sei anni quando mi ritrovai al saggio scolastico di mia cugina, lei suonava la chitarra e al suo fianco c’era un bambino che suonava il violino. Ricordo ancora la sensazione di gelosia che in quel momento mi pervase, vedendo quello strumento in mano a qualcun altro, dovevo assolutamente essere io a suonarlo! Da quel momento iniziai a prendere lezioni private in un’accademia di musica vicino a casa.

Genzini: Il violino è uno strumento che richiede uno studio costante e intenso, quali sono stati i momenti salienti della tua crescita artistica?
 
Manvati: Il mestiere del musicista è, come sostengono molti, un mestiere tanto bello quanto ingrato, richiede il massimo sempre, nonostante tutti i giorni siano diversi, nonostante magari in un determinato momento ci si sente poco bene, bisogna sempre dare il massimo e anche di più. Lo studio è fondamentale tanto quanto suonare in pubblico il più possibile, poiché permette una conoscenza di sé sempre più approfondita e di conseguenza una capacità anche di gestire gli imprevisti, che possono capitare a chiunque. Nello stesso tempo sono convinta che lo studio debba essere accompagnato dalle esperienze di vita, dallo svago e dalle conoscenze così da poter poi raccontare il più possibile con la musica, in concerto. Non credo esista un percorso predefinito per il successo, bensì ognuno ha la propria storia e i propri tempi. Uno dei momenti salienti per la mia crescita artistica è stato sicuramente quando, nel 2016, sono stata ammessa ai corsi di alto perfezionamento dell’Accademia Walter Stauffer di Cremona nella classe di Salvatore Accardo. Ho imparato moltissimo, sia dal punto di vista musicale e tecnico, sia dal punto di vista umano. Da subito il Maestro ha insistito sull’ampliare il suono, ingrandire ed esagerare la mia gamma dinamica, ho imparato a guardare sempre più a fondo nella partitura e quello che il compositore scrive, a combattere la timidezza e le insicurezze. Nel 2018 mi sono trasferita dal conservatorio di Como a quello di Cremona per poter studiare con la professoressa Laura Gorna, moglie del Maestro Accardo, donna, didatta e musicista straordinaria la quale dedica tutta la sua anima agli studenti. Mi sento estremamente fortunata di poter far parte di questa “famiglia”, dove il culto del suono, il rispetto e l’amore per la musica sono al primo posto. La scuola violinistica italiana è una componente di spicco della cultura del nostro Paese e l’intento dei miei maestri è quello di diffonderla e di mantenerla viva il più possibile ed io spero di poter continuare a divulgare questa tradizione.
 
 
Genzini: Recentemente hai avuto l’opportunità di suonare al Museo del Violino di Cremona il violino “Antonio Stradivari Clesbee 1669”, che caratteristiche acustiche ha lo strumento e quali sensazioni hai provato?
 
Manvati: Suonare strumenti così antichi e così straordinari è per me un onore grandissimo. Il Museo del Violino organizza nei weekend delle “Audizioni” - concerto nell’Auditorium Giovanni Arvedi, sala dall’acustica meravigliosa, dove vengono suonati questi strumenti storici e i visitatori del museo possono anche sentirli oltre che ammirarli nelle teche. La sensazione che si prova nel suonarli è unica. Personalmente credo che ci sia qualcosa di estremamente singolare e suggestivo nella propagazione del suono, difficilmente descrivibile a parole. Il Clesbee ha un suono che corre molto, un timbro morbido sulla quarta corda e squillante sulla prima, il tutto molto equilibrato.
 
 
Genzini: Parallelamente allo studio e all'attività solistica hai sviluppato anche altri progetti musicali?
 
Manvati: Posso dire di aver fatto tanta musica da camera fin da subito, che reputo sia un aspetto fondamentale per la formazione di un musicista. A partire dal quartetto d'archi, al trio, al sestetto e al quintetto. Un'esperienza che mi porterò sempre nel cuore è stata l'incisione del "Quatuour pour la fin du temps" di Olivier Messiaen con Emanuele Rigamonti al violoncello, Elena Talarico al pianoforte e Giona Pasquetto al clarinetto, musicisti che stimo moltissimo. Il "Quatuour pour la fin du temps" è un'opera straordinaria, complessa e ricca di significato nella quale si scopre sempre qualcosa di nuovo. Messiaen l'aveva composta durante il suo periodo in campo di concentramento a Görlitz. Per qualche anno di fila, in occasione della giornata della memoria, ci siamo riuniti per lavorarlo e suonarlo in diverse occasioni. Da circa un anno, lavoro in duo con il pianista Giorgio Lazzari. Insieme stiamo affrontando tantissime opere per violino e pianoforte tra cui composizioni di Beethoven, Mozart, Schubert, Brahms, Debussy, Ravel, Enescu, Stravinskij, Webern, Kurtag... Mi sento veramente fortunata e onorata di poter affrontare questo tipo di lavoro con un pianista così talentuoso e poter sempre discutere costruttivamente di idee e pensieri sulla musica, è per me grande motivo di crescita.
 
 Genzini: Che repertorio ami suonare?
 
 Manvati: Solitamente mi innamoro di ogni pezzo che inizio a studiare, ho una particolare predilezione per la musica del ‘ Novecento. Amo la musica da camera così come il repertorio solistico. Sono convinta che una dose giornaliera di J. S. Bach sia fondamentale per vivere! In questo anno ho avuto la possibilità di approfondire e ampliare in modo considerevole il repertorio per violino e pianoforte con Giorgio Lazzari, bravissimo pianista allievo di Maria Grazia Bellocchio.
 
 Genzini: Ti piace la musica contemporanea?
 
 Manvati: Assolutamente sì, personalmente credo che per noi musicisti sia un dovere dare voce alle opere dei compositori del nostro tempo. Penso sia importante far avvicinare anche il pubblico, il quale a volte rischia di essere poco predisposto alle novità. Uno dei miei sogni è poter lavorare su un brano contemporaneo assieme al compositore vivente. Genzini: Quali saranno i tuoi prossimi impegni? Manvati: In questo momento mi sto preparando per un concorso importante; continuerò con le audizioni al Museo del Violino per gran parte del mese di luglio. Poi seguirò dei corsi estivi tra cui quelli nella prestigiosa Accademia Chigiana di Siena.
 
Genzini: Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
 
Manvati: In questo momento mi sto preparando per un concorso importante; continuerò con le audizioni al Museo del Violino per gran parte del mese di luglio. Poi seguirò dei corsi estivi tra cui quelli nella prestigiosa Accademia Chigiana di Siena.