Genzini: In che modo ti sie avvicinato al mondo della liuteria?
Tossani: Stavo facendo la terza media quando mi sono iscritto ad un corso di chitarra classica. In quel corso ho conosciuto un liutaio che raccontandomi il suo lavoro mi ha fatto appassionare al mondo della liuteria. Una sera tornato a casa dal corso ho detto ai miei genitori che avrei fatto la scuola di liuteria, e benché avessero un'idea ben diversa su cosa avrei dovuto fare, il caso volle che mio padre conoscesse un liutaio. Il giorno dopo siamo andati a trovarlo per parlare del lavoro e delle possibilità che c'erano. Entrare in quella bottega e vedere forme, parti di strumenti e strumenti finiti mi ha emozionato tantissimo e mi ha confermato che la liuteria era quello che volevo fare. Oggi a Cremona non è difficile incontrare liutai ma negli anni 70 non ce n'erano poi così tanti e la fortuna ha voluto che ne incontrassi due in poco tempo. Ancora oggi ringrazio quei momenti che mi hanno portato a fare questo mestiere che ritengo uno dei più belli al mondo.
Genzini: Quali sono stati i momenti salienti della tua crescita professionale?
Tossani: Nel 1977 mi sono iscritto alla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona e nei primi due anni alla Scuola Internazionale di Liuteria ho seguito il corso serale di archetteria tenuto dal Maestro Giovanni Lucchi, e nei due anni successivi il corso serale di restauro di strumenti musicali ad arco tenuto dal Maestro Bruce Carlson. Nei pomeriggi liberi durante i quattro anni di scuola ho lavorato nei laboratori dei Maestri Morassi e Bissolotti, imparando ed affinando varie tecniche costruttive, facendo esperienza con idee di stile e carattere diverse, assorbendo quanto più possibile della loro esperienza e sensibilità, imparando a conoscere il legno e ascoltando le storie dei loro rapporti personali con Maestri del ‘900 come Ornati, Garimberti, Sgarabotto e Sacconi, momenti che si sono poi rivelati fondamentali negli anni successivi per la creazione dei miei strumenti. Le giornate in quegli anni cominciavano alle 8 del mattino e finivano alle 11 di sera, ma io ero sempre più motivato ed entusiasta, la stanchezza non mi ha mai sovrastato, tutti i giorni imparavo qualcosa di nuovo (ma questo mi succede anche adesso) e passavo dalla scuola ai laboratori ai corsi serali con una fluidità che credo solo una grande passione può farti reggere. Dopo aver conseguito il diploma nel 1981 con la Maestra Vanna Zambelli, con mia enorme gioia e gratitudine, il Maestro Carlson mi ha chiamato a lavorare con lui dove sono rimasto per quasi dieci anni dedicandomi principalmente al restauro di strumenti ad arco e allo studio degli strumenti antichi che via via restauravo. In quegli anni ho assimilato le più difficili tecniche di restauro e mi sono fatto una grande esperienza nella montatura e nella messa a punto acustica anche grazie ai molti musicisti che passavano in quel laboratorio e che molti oggi sono ancora miei affezionati clienti.
Genzini: Come si caratterizza la tua attuale attività? Ti occupi di restauro e costruzione?
Tossani: Da circa tre anni mi dedico esclusivamente alla costruzione di strumenti nuovi e alla messa a punto acustica degli strumenti dei clienti. Costruisco strumenti cercando di restituire il gusto, lo stile e la qualità degli strumenti cremonesi del periodo d'oro. In particolare il lavoro di Stradivari per me rappresenta la miglior interpretazione della liuteria cremonese, sia per il metodo costruttivo che per la qualità degli strumenti.
Genzini: L'attività di restauratore ha in qualche modo caratterizzato il tuo lavoro di costruzione?
Tossani: Dalle esperienze fatte in quegli anni ho capito che studio e ricerca continui sono fondamentali per trovare le combinazioni giuste in ogni strumento, e che è sempre necessario studiare ed imparare ogni giorno dalla grande tradizione della liuteria classica che i grandi Maestri Cremonesi del passato ci hanno lasciato con le loro opere. Aver avuto la possibilità di studiare e restaurare tanti strumenti antichi mi aiuta ogni giorno ad interpretare meglio il legno, le proporzioni, l'estetica e l'acustica nei miei strumenti.
Genzini: Che metodo di costruzione utilizzi e quanto è importante il rapporto diretto con il musicista?
Tossani: Uso da sempre la forma interna e cerco di attenermi il più possibile a quello che dovrebbe essere stato il sistema cremonese. Alcuni punti non mi sono ancora chiari e quindi cerco di studiare possibili soluzioni, ma ovviamente per molti passaggi non ci può essere certezza assoluta su come i Maestri cremonesi del passato abbiano fatto. Possiamo dire che uso un sistema ibrido fatto da alcuni punti certi del sistema cremonese e altri possibili. Riguardo i musicisti rappresentano la cartina di tornasole del mio lavoro. Le loro opinioni, consigli e critiche sono quelle che mi fanno imparare cose nuove ogni giorno e mi fanno pensare a come risolvere o migliorare aspetti della costruzione che possano alzare la qualità degli strumenti. Poi i musicisti sono tutti diversi, hanno tutti necessità diverse e rappresentano un continuo stimolo a migliorarsi. Senza di loro sarebbe tutto più difficile se non impossibile
Genzini: Quali sono gli aspetti principali che caratterizzano la tua liuteria?
Tossani: Diversamente da alcuni approcci condizionati ed imposti dal mercato, io cerco di fare strumenti che piacciono prima di tutto a me. La vedo come una sorta di garanzia personale che mi fa stare in pace con me stesso. Non credo si possa parlare di "personalità" ma piuttosto di poter essere libero da condizionamenti. Il dover fare uno strumento "come piace al mercato/commerciante" è una situazione che non mi è mai piaciuta. Sono convinto che anche nel periodo classico dei grandi Maestri una certa percentuale di "andare incontro alle richieste" ci sia stata, è naturale e comprensibile, ma certi eccessi recenti per cui "faccio quello che il commerciante/mercato mi chiede", spesso per necessità o sottovalutazione delle implicazioni, siano dannosi alla liuteria ed al liutaio stesso. Per questo cerco di fare strumenti che da un lato siano, anche esteticamente, una ricerca dello stile cremonese del '700, ma cercando di reinterpretarli secondo il mio gusto che è anche il risultato di tanti piccoli particolari e stili assimilati negli anni di restauro. Per cui per prima cosa gli strumenti mi devono piacere, cioè ci devo ritrovare il mio gusto e la mia storia, poi se piacciono anche ai musicisti ne sono ancora più contento. Di base, come detto, l'aspetto principale è il cercar di essere il più fedele possibile alla tradizione cremonese, che non è solo una questione di "metodo" ma anche di approccio alla costruzione manuale indirizzata alla ricerca del meglio e non della quantità. Con tutto quello che segue, dalla scelta dei materiali fino al cercar di essere più filologici possibile nella preparazione del legno e della verniciatura essendo un liutaio "cremonese". Interpretare cioè quello che è stato mettendoci però dentro te stesso. Far passare queste cose è più facile a dirsi che a farsi in un mondo in cui certi aspetti sono diventati "obsoleti" se non addirittura ormai ignorati o derisi, aspetti che spesso e volentieri molte persone non sanno più distinguere ed apprezzare e, soprattutto in un settore di nicchia come la liuteria, capire quello che il liutaio, consapevolmente o meno, trasmette con i suoi lavori. Voglio essere chiaro, non è un liberi tutti, anzi, non tutti sono stati, sono e saranno in grado di trasmettere nei loro lavori un qualcosa. Io ci provo, ma non sta a me dire se ci riesco.
Genzini: A quali progetti stai lavorando?
Tossani: Ogni strumento per me è un progetto nuovo. Materiali diversi, modelli diversi, geometrie diverse ecc. fanno si che ogni strumento sia unico e che ogni volta devi ricominciare da capo. Ogni nuovo strumento rappresenta per me una sfida verso la realizzazione di uno strumento che si distingua per la propria unicità, la propria bellezza e la propria qualità sonora. Per questo ogni strumento per me è il risultato di un progetto che parte ogni volta dalla scelta del legno.