La mia passione per la musica nasce con il pianoforte all’età di 5 anni, successivamente scopro il violino e me ne innamoro a prima vista. Un giorno passeggiando per il centro della mia città (Ivano- Frankivsk) vidi un violinista che suonava circondato da persone che lo ascoltavano. Rimasi affascinata da quel suono che assomigliava tanto alla voce umana, uno strumento in un certo senso piccolo, minuzioso e in un altro infinitamente grande e maestoso. Il giorno successivo, dopo aver ripetuto migliaia e migliaia di volte la parola “ violino ”, mia mamma si rassegnò e mi portò alla scuola di musica. Ero già abbastanza grande per iniziare a studiare questo strumento, avevo 8 anni e la Maestra dopo avermi fatto superare alcune prove, decise di farmi lezione fin da subito. Questa signora è stata la mia fortuna, è stata la prima a farmi conoscere ed amare la musica. Il suo nome è Marta Kalynchuk. Dopo aver studiato qualche anno con lei presso la scuola di musica N2 “V. Barvinsky” a Ivano- Frankivsk in Ucraina, decidemmo di trasferirci in Italia. Per me, come per tanti altri ragazzi ucraini musicisti, l’Italia veniva vista come il Paese della Musica e della Cultura nel quale sono nati i più grandi e più importanti compositori ed esecutori di tutti i secoli, come Vivaldi, Paganini, Verdi, Puccini, Rossini… e che ha accolto anche tanti musicisti di altre nazionalità. Era il mio sogno quello di poter studiare in una delle città di questo Paese. Grazie ai miei genitori sono riuscita a realizzarlo diplomandomi nel giugno 2011 con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore e studiando prima a Bologna, poi a Parma, Cremona, Imola, Gubbio, Siena, facendo masterclass e corsi di perfezionamento con Maestri molto importanti. I momenti fondamentali della mia crescita artistica sono tanti, i Maestri che mi hanno aiutata in questo percorso anche... I primi anni sono stati molto determinanti e formativi, nonostante la giovane età, Marta Kkalynchuk mi ha insegnato a stare sul palco, a fare “musica”, a suonare per dare emozioni, commuovere o trasmettere sentimenti. Mi ha fatto capire che la musica deve penetrare nell’anima delle persone, che il violino è una “chiave” che mi permette di entrare e far entrare il pubblico in un altro mondo dove c’è più magia, dove tutto può essere come vuoi e dove la fantasia è libera, senza nessuna barriera. Ho avuto tanti altri momenti che mi hanno fatto crescere, capire, cambiare ed andare avanti. Uno di questi momenti è stato l’incontro con Salvatore Accardo con il quale studio all’accademia internazionale “Walter Stauffer” di Cremona dal 2010. Accardo è un punto di riferimento, è fondamentale per la mia crescita come musicista, così come lo è anche sua moglie Laura Gorna, con la quale studio al biennio di II livello, nell’Istituto Monteverdi di Cremona, una figura importante per me che mi sta vicina e mi aiuta molto a formarmi non solo come musicista ma anche come persona. Altri Maestri che mi hanno aiutata a migliorare sono C. Frei, O. Semchuk, B.Belkin, Z.Brohn, P.Amoyal, R.Koelman. Ogni insegnante che è stato presente nella mia vita musicale ha lasciato un segno che mi ha fatto pensare e crescere ed io gli sono grata di questo. Ho avuto la fortuna di suonare molti strumenti, sia antichi che moderni, e scoprire, apprezzare ognuno di essi... La prima cosa che guardo in un violino è la qualità del suono, i colori che ha e quelli che può acquistare nel tempo. Credo che il suono sia una cosa molto personale, un po’ come il timbro di voce delle persone, cambiando strumento in realtà quello che cambia non è il tuo suono ma le possibilità che ti offre un violino, tutto dipende dall’approccio che un violinista ha con lo strumento. Jalovec nel suo libro “ItalianViolinMakers” mette in risalto una cosa molto interessante, “ Lo strumento non suona da solo. Quello che sentiamo è l’ interazione dello strumento con l’esecutore. Lo stesso strumento ha valore diverso in mani diverse.” Ho visto con l’esperienza che uno strumento vibrando vive, si apre e cresce.Il violino che sto suonando è un violino contemporaneo che mi è stato concesso in prestito per un breve periodo. Ho imparato molte cose suonandolo, in un certo senso mi sono sentita una mamma che si prende cura del figlio aiutandolo a migliorare e crescere. E’ bellissimo cercare di far dare il massimo allo strumento, parlarci, sentire che ti capisce e che ti risponde. Ho suonato molti altri strumenti come il Pressenda, il Montagnana, lo Stradivari, il Cappa, il Guarneri del Gesù, lo Scarampella, il Poggi ... Ognuno di loro aveva caratteristiche diverse che, nel momento in cui li suonavo, si fondevano con le mie creando qualcosa di unico. Penso però che sia importante che un bravo violinista possa avere un buon strumento in modo che tutti e due possano dare il meglio di sé. Ogni volta che suono in pubblico è sempre speciale ed emozionante, che ci siano "3 persone o 3 milioni". Quello che conta per me è il rapporto che si instaura con il pubblico durante il concerto. Quando suono sento l’energia di ogni persona presente nella sala e condivido con ognuno di loro la mia. Il rapporto tra il pubblico ed il musicista è fondamentale, ci deve essere un vero e proprio scambio di emozioni che durante il concerto si devono mescolare e diventare un’unica cosa. Nel momento in cui suoni e sei commosso commuovi anche il tuo pubblico, parli a loro, li fai partecipare a ciò che provi, li fai entrare nel tuo mondo dei sentimenti. Il pubblico a sua volta non è mai passivo, pensa, sente, prova e ricambia... Mi è capitato di recente di suonare ad Ischia nella casa del compositore inglese Walton dove il pubblico era internazionale, inglesi, tedeschi, russi, italiani... Incredibile come la musica abbia unito tutti questi popoli diversi e le loro culture. E’ stato bellissimo sentire durante il concerto l’atmosfera che si stava creando. C’era un legame unico tra tutti noi... Sentivo che il pubblico partecipava e questo mi stimolava a dare ancora di più. Alla fine del concerto ho sentito l’armonia nella sala, un’unica energia che ci univa tutti.