Michele Gazich è musicista, produttore artistico, autore e compositore. Grazie ad uno stile personale e decisamente innovativo sul suo strumento principale, IL VIOLINO, che rende il suo suono immediatamente riconoscibile, Gazich, dopo numerose collaborazioni con artisti italiani, si è fatto apprezzare anche fuori dal nostro paese, con ripetuti tour in USA ed Europa, a partire dagli anni Novanta, con formazioni sinfoniche classiche e contemporaneamente legando il suo lavoro al mondo dei singer-songwriters: da Michelle Shocked a Mary Gauthier, da Eric Andersen a Mark Olson. Gazich ha inoltre composto musiche di scena per spettacoli teatrali, si è dedicato all'insegnamento universitario approfondendo tematiche legate alla musica e alla poesia. Coaudiovato dalla band la Nave dei Folli, tra il 2008 e il 2010 Gazich ha pubblicato tre album: Dieci canzoni di Michele Gazich, Dieci esercizi per volare e Il giorno che la rosa fiorì.L'IMPERDONABILE è il suo primo album registrato completamente da solo, sovraincidendo voce, violino, viola e pianoforte, è uscito il 14.11.11. Ho incontrato per la prima volta Michele Gazich in un movimentato pomeriggio di novembre a casa mia, con tutta la mia famiglia riunita attorno alla piccola Beatrice nata da pochi giorni. Questa intervista è la sintesi della nostra discussione.
GENZINI: Qual'e' stata la tua formazione?
GAZICH: La musica ha sempre fatto parte della mia vita. A partire dall'infanzia ho dimostrato un forte interesse per l'argomento, al punto tale che mio padre mi insegno' a scrivere le note ancora prima che io imparassi a scrivere le parole. Inizialmente, intorno ai quattro anni,cominciai a suonare il pianoforte, ma, pochi anni dopo, mia nonna mi regalo' un violino e, in breve, divenne il mio strumento principale. Mi sono poi iscritto al Conservatorio: dapprima ho frequentato quello di Brescia, la mia città natale poi quello di Torino,dove mi sono diplomato nel 1994. Ho poi collaborato con orchestre ed approfondito privatamente la composizione. Ho sempre amato la canzone, in tutte le sue forme: mi ha sempre affascinato l'idea di proporre la poesia, attraverso la musica, ad un pubblico più ampio. A partire dall'inizio degli anni Novanta, dunque, ho iniziato a collaborare con vari singer-songwriter statunitensi, con Michelle Shocked, Mark Olson, Eric Andersen, Victoria Williams tra gli altri che mi hanno insegnato molto sulla scrittura di canzoni e sulla loro modalità di riproposizione live. Ho fatto tesoro di quanto acquisito per le collaborazioni che contemporaneamente procedevano con artisti italiani ed europei. 
GENZINI: In eta' giovanile di cosa eri innamorato? Lo sei ancora oggi? 
GAZICH: Da ragazzo praticavo e ascoltavo solo musica classica, in particolare musica barocca per violino, soprattutto CORELLI; inoltre ho sempre amato profondamente, tra gli altri, Bach e Mozart, autori verso i quali torno ancor oggi con attenzione costante e misteriosa fedeltà. Ad esempio sto sempre cercando di perfezionare, da trent'anni ormai, l'esecuzione di un brano musicale apparentemente semplice, in realtà difficilissimo nella sua quieta ma inesorabile esplorazione della profondità del cuore la Sarabanda nella Sonata VII di Corelli per violino e basso continuo. Bach e' ancor oggi un ascolto e uno sprone quotidiano. Ho composto ad esempio, il brano che da' il titolo al mio album, L'Imperdonabile, a partire dalla costruzione armonica che sorregge la meravigliosa e dolente aria per contralto Erbame dich, mein Gott nella Passione secondo Matteo di Bach.
GENZINI: Il tuo ultimo disco e' molto profondo, che messaggio vuoi comunicare?
GAZICH: Amore. Parola, da sempre sulla bocca di tutti, ma imperdonabile quando da parola diventa vita. "Possiamo parlare la lingua degli uomini o anche quella degli angeli, ma se non abbiamo l'amore siamo ben poca cosa", come diceva San Paolo. A rischio di diventare imperdonabili per il resto del mondo, il mio invito e' ad amare. L'amore, oltre che il sentimento verso il prossimo, per me e' sempre stato un metodo di lavoro. Ho registrato L'Imperdonabile in un momento difficile della mia vita, in cui avrei anche potuto lasciarla per una grave malattia. Ho cercato, dunque, di metterci ancora piu' amore del solito, curando ogni dettaglio. Ho suonato tutti gli strumenti ( pianoforte, violino e viola ) da solo, tramite sovraincisioni, e ho cantato le mie canzoni ( nella trilogia di album che hanno preceduto quest'ultimo avevo affidato ad altri voci le mie composizioni ). La cura del dettaglio e' stata forse anche maniacale: ad esempio ho passato un'intera giornata affiancando l'accordatore del pianoforte prima di cominciare a registrare! Il mio strumento principale, il violino, e' stato usato in modi drammaticamente diversi: contestualizzato in arrangiamenti di matrice classica; pizzicato per evocare una chitarra alla Brassens; addirittura accordato diversamente ( Sol, Re, Sol, Do ) per richiamare il suono delle Launeddas, la "zampogna" tipica della musica popolare sarda. Il violino e' contemporaneamente lo strumento della più alta speculazione intellettuale e lo strumento dello zingaro: ho sempre cercato di dare spazio sia all'anima folk che all'anima filosofica del mio strumento. Ho utilizzato la viola quasi esclusivamente sul registro basso, sulle corde piu' gravi Sol e Do, per conferire sostegno armonico ai violini negli arrangiamenti per archi, dato che, in maniera apocrifa ma tipica nei miei arrangiamenti anche questa volta non mi sono servito del violoncello ( forse lo utilizzerò in futuro, tuttavia ). Infine la mia voce e' stata utilizzata in maniera non stentorea, ma quasi sussurrata in questi tempi in cui troppi urlano. Mi e' sembrato un modo per valorizzare la singola parola: io amo definirlo "recitar cantando", come si diceva ai tempi di Monteverdi.
GENZINi: Che significato attribuisci al titolo L'Imperdonabile?
GAZICH: Imperdonabile è chi ha il coraggio di esserlo. La poetessa Cristina Campo, a cui è dedicata la title track L’Imperdonabile, definì “Imperdonabili” gli artisti che conducono un'esistenza in tensione costante verso la verità e la perfezione. Il mondo, da sempre e soprattutto oggi, teme gli Imperdonabili: il mondo ama la mediocrazia tranquillizzante dei cuori freddi. Imperdonabile è chi rifiuta il compromesso, imperdonabile l'Idiota che ama. Il titolo è uno sprone a me stesso e ai miei ascoltatori.
GENZINI: Quali sono i tuoi progetti futuri?
GAZICH: Sto intensamente portando in tour L'Imperdonabile, che ha avuto un'accoglienza di pubblico e di critica ancora più calorosa del solito e, come sempre nel caso della mia musica, in ambiti diversi: è stato recensito su riviste di classica, di folk e di rock. Una delle mie più grandi gioie è avere rimescolato il pubblico ai miei concerti; persone di varie eta', gusti musicali, ed estrazioni culturali: dal teologo al barista. L'Imperdonabile contiene un brano dedicato ad uno dei massimi poeti ebraici del Novecento, Paul Celan. Il brano e' stato già molto amato ed apprezzato e' rappresenterò l'Italia ad Auschwitz nell'ambito delle manifestazioni del treno della memoria a fine marzo. Il tour de L'Imperdonabile culminerà, infine, nella registrazione di un DVD nel Duomo romanico di Brescia, la mia città natale, il 19 maggio. Ho partecipato a più di 45 album nella mia vita, ma sento di avere ancora molte cose da dire, anche al fianco di altri artisti. Il 14 febbraio presenterò a Colonia, in Germania, l'album della cantautrice olandese Inge Andersen, di cui ho curato la produzione artistica e che viene pubblicato da un'etichetta tedesca. Sto inoltre lavorando, in studio, ad un progetto a cui tengo molto con il cantautore italiano Massimo Priviero.
GENZINI: Che strumenti utilizzi?
GAZICH: Il mio strumento principale e' un violino del noto liutaio Giuseppe Lecchi, costruito a Genova nel 1935: ha un suono potente ma rotondo: lo suono dal 1985 e su di esso ho costruito il mio suono. Mi ha seguito ovunque in questi anni, nel 2006 si e' gravemente danneggiato poco prima di un concerto. Ricordo che posi al mio liutaio la fatidica domanda: "Suonerà come prima?". Lui mi rispose: "Michele, nella vita niente e' mai come prima". Per cui: forse il mio violino non suona oggi come prima, ma ho l'impressione che suoni anche meglio. La ferita sulla tavola fornisce ancora maggiore personalità al suo aspetto, già di forte impatto, con le "F", puntate alla "Guarneri", ammorbidite nel colore ambrato della vernice. Il mio violino "di scorta" e' uno strumento misterioso, appartenuto a mio zio, di colore molto più chiaro, dal suono sottile e penetrante, adatto al repertorio folk e ad essere suonato a bicordi. Lo strumento, costruito da tale Girardi a Vicenza, forse sempre negli anni trenta, e' poi stato riassemblato dal liutaio bresciano Augusto Bonfiglio nel 1970. Suono una viola di costruzione molto più recente. E' stata costruita da Jay Haide a Berkeley in California, nel 2001. Essendo io principalmente un violinista, ho scelto una viola di non grandissime dimensioni. Il suono e' comunque importante, soprattutto sul registro grave. Utilizzo come archetto principale, da più di vent'anni, un archetto costruito dallo svizzero Vanka, che spero mi accompagni ancora a lungo, grazie all'accurata manutenzione con cui l'ha sempre seguito l'archettaio Giancarlo Pedretti. Inoltre, dal 2001, sto perfezionando, con il liutaio Roberto Fontanot, un sistema di amplificazione per i miei strumenti ad arco, che utilizzo nei grandi spazi. Il lavoro e' stato lungo, ma la verità, la potenza del suono, la ricchezza di armonici e l'assenza di feedback sono eccezionali. Dovreste fare un'intervista a Roberto che, meglio di me, potrà spiegarvi, dal punto di vista tecnico, come ha raggiunto il risultato. L'amplificazione degli strumenti ad arco e' un punto delicato, spesso trattato superficialmente: davvero meriterebbe un approfondimento ad hoc.
GENZINI: Quali sono i tuoi cinque dischi favoriti?
GAZICH: Johan Sebastian Bach, La Passione Secondo Matteo diretta da Karl Richter ( DVD, edizione registrata nel 1971 ), Bob Dylan, Oh Mercy ( 1989 ), Van Morrison, No guru, no method no teacher ( 1986 ), Georges Brassens, Supplique pour etre énterre a' la Plage de Séte ( 1966 ), Gesualdo da Venosa, I Madrigali, edizione a cura del Quintetto Vocale Italiano diretto da Angelo Ephrikian ( 1969 ).