Cecilia Cartoceti è una giovane violinista ventenne di Pesaro, allieva di Salvatore Accardo all’Accademia Stauffer di Cremona si perfeziona in musica da camera all’Accademia Nazionale S.Cecilia di Roma; fa parte inoltre dell’organico dei primi violini della Filarmonica Gioachino Rossini di Pesaro. 
 
 
GENZINI: Quali sono state le tue prime esperienze in ambito musicale e cosa ti ha spinto a studiare il violino?
 
CARTOCETI:I miei genitori sono musicisti: mio padre è clarinettista e mia madre è pianista; perciò la musica è sempre stata parte della mia quotidianità: già da piccolissima ascoltavo dischi, ascoltavo i miei genitori studiare e suonare insieme, andavo a sentire concerti o opere a teatro. Mia madre mi ha insegnato i primi elementi della musica, a partire dalle basi del solfeggio; tuttavia ho iniziato a suonare il violino solo a nove anni, abbastanza tardi rispetto alla media, anche se credo che ci sia stato un vantaggio: molti bambini che iniziano presto a suonare, cominciano per gioco e per diversi anni non entrano nella mentalità di uno studio che richiede rigore e impegno. Invece io ho cominciato subito ad affrontare lo studio dello strumento con l’obiettivo di farne la mia professione, quindi con una forte motivazione e di conseguenza grande serietà e disciplina. Non sono stata io a decidere di suonare il violino: ricordo che mi piaceva molto il timbro della viola, ma in realtà non preferivo uno strumento rispetto a un altro. Così, poiché in casa mancava uno strumento ad arco, i miei genitori hanno scelto il violino.
 
GENZINI: Stai vivendo intensamente la tua attività alternando lo studio ai concerti, quali sono stati i momenti salienti della tua crescita artistica?
 
CARTOCETI: Per quanto riguarda i miei studi, devo molto al M° Dejan Bogdanovich, che mi ha seguito quasi fin dall’inizio e mi ha formato tecnicamente e musicalmente, trasmettendomi la sua raffinata ricerca dell’originalità del suono e l’importanza della forma per dare il giusto significato a tutto ciò che interpretiamo. Nel 2013 sono entrata all’Accademia Stauffer di Cremona e ho iniziato a studiare con Salvatore Accardo; seguo il Maestro anche all’Accademia Chigiana di Siena, dove ho ricevuto il Diploma di merito nel 2014 e nel 2015. Dal Maestro ho capito che la sicurezza che abbiamo nel suonare dipende dal nostro grado di consapevolezza delle scelte interpretative che facciamo. Troppo spesso l’interpretazione si allontana dal testo, perché inconsapevolmente proponiamo una chiave interpretativa sulla base di problematiche tecniche invece che testuali: siamo troppo ‘violinisti’ e troppo poco ‘musicisti’. L’artista non può stravolgere o mettere in secondo piano l’opera musicale a causa del proprio ego e della propria vanità; al contrario, la nostra personalità e il nostro temperamento devono evolversi nel rispetto dell’autore. Attualmente studio anche con il M° Marco Fiorini e mi sto perfezionando in musica da camera all’Accademia Nazionale di S.Cecilia a Roma. Fondamentale in questi anni è stata anche l’attività orchestrale: dopo varie esperienze in orchestre giovanili, ho iniziato a 16 anni l’attività professionale; attualmente suono stabilmente nella Filarmonica Gioachino Rossini di Pesaro, nell’organico dei primi violini, anche come concertino. Amo il lavoro in orchestra, perché insegna ad avere grande umiltà e mi permette di collaborare con artisti di grande livello, come Donato Renzetti, nostro direttore principale o il tenore Juan Diego Florez, con cui abbiamo anche inciso un cd per la casa discografica Decca. Inoltre tutti gli anni suono al prestigioso Rossini Opera Festival di Pesaro, e alla fine di marzo 2016 sarò a Londra alla Royal Albert Hall.
 
GENZINI: Che caratteristiche deve avere il suono ideale del tuo violino?
 
CARTOCETI: Credo che il suono non dipenda del tutto dallo strumento, ma sia una caratteristica della nostra personalità e del nostro modo di pensare la musica: è come la nostra voce. Certo, lo strumento ci viene in aiuto: ma come dice la parola, esso è un ‘mezzo’ che fa risaltare più o meno bene la concezione di suono che abbiamo in mente e che vogliamo riprodurre. Ho visto moltissimi musicisti (non solo violinisti) cambiare più volte strumento: ovviamente se lo strumento era superiore, erano agevolati nel creare il suono che volevano, ma potevo riconoscere il musicista che lo suonava. Personalmente, prediligo un violino che mi permetta di ottenere un suono potente, scuro e caldo ma raffinato, intimo, mai troppo brillante: sono caratteristiche che ho trovato nel violino che suono dall’inizio del 2016, realizzato per me dalla liutaia Alessandra Pedota. Questo strumento è stato completato alla fine del 2015, è praticamente appena nato ma è già eccezionale e ha molte caratteristiche dei violini antichi: il vantaggio è che potrà evolversi insieme a me e potrò plasmare su di esso la mia personale concezione del suono.
 
GENZINI: Quali saranno i tuoi progetti futuri?
 
CARTOCETI: Ho intenzione di continuare a lavorare in orchestra, perché amo molto il repertorio lirico e sinfonico. Allo stesso tempo, sto svolgendo un lavoro intenso per quanto riguarda il duo con il pianoforte, dedicandomi a un repertorio il più possibile vario ed interessante, e ho in programma diversi concerti. Tra le mie priorità al momento c’è quella di ampliare il più possibile il mio repertorio cameristico. Non da ultimo, mi laureerò a breve in Musicologia.