Quali sono stati i tuoi primi passi in ambito musicale e in che modo ti sei avvicinata al violino?
 
Chiunque avesse vissuto nella mia casa sarebbe entrato inevitabilmente a contatto con la musica: mio padre, un grande amatore di quest'arte, usava ascoltare la sera due o tre ore di musica nel salotto. Essendo però anche un grande appassionato di impianti stereofonici, aveva studiato ogni dettaglio per far sì che il suono che usciva dalle sue casse fosse il più simile possibile a quello di un'orchestra reale...e anche il volume lo era! Ricordo infatti che quando iniziava il rito, tutto il resto in casa si fermava; io, invece, vi prendevo parte danzando. Mia madre, insegnante di musica e flautista, mi ha sempre seguita nel mio percorso e nello studio. Purtroppo non ricordo il momento esatto del mio incontro con il violino, perché avevo poco più di tre anni; certamente non mi potevo rendere conto dell'importanza della cosa! Ho però vivido nella memoria il mio primo concerto (avevo quattro anni): spensieratissima, terminati la performance e gli applausi mi recai dal mio insegnante chiedendogli quando sarebbe iniziato il concerto vero e proprio, essendo convinta di avere appena concluso la prova generale; mi era stato detto infatti che solitamente si faceva una prova per simulare il concerto e io credevo che a tale prova partecipasse anche il pubblico, di modo che tutto fosse davvero uguale al momento della performance!
 
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Stai alternando in modo intenso lo studio all'attività concertistica, quali sono stati i momenti salienti della tua crescita artistica?
 
Poco prima di iniziare a suonare lo strumento e durante i primi mesi in cui già imbracciavo il violino ho seguito alcune lezioni di propedeutica musicale delle quali ricordo qualche momento e che sono state di aiuto per sviluppare alcune abilità musicali. Per molti anni ho studiato con il Maestro Michele Tisei, durante questo periodo mia madre è sempre stata un saldo punto di riferimento: ricordo che studiavamo assieme quasi ogni pomeriggio e che lei, molto puntigliosa, mi dava continui riscontri: avere un costante giudizio esterno è stato davvero di grande aiuto per acuire la sensibilità all'ascolto durante lo studio. Ricordo inoltre che spesso andavo con i miei genitori a teatro per vedere balletti e opere e a vedere mostre di arti figurative. Durante la settimana mi dedicavo anche allo studio della danza classica, iniziata anche questa all'età di tre anni e mezzo. È stata una disciplina fondamentale nella mia crescita artistica e fu molto duro interrompere il percorso dopo dieci anni. Ma ciò risultò necessario quanto sentii l'esigenza di approfondire lo studio dello strumento. Dall'età di 12 anni sino ai 15 ho seguito le lezioni del maestro Georg Moench, che è stato un grandissimo punto di riferimento per me: mi ha fatto conoscere gran parte del repertorio violinistico e, grazie ad un approccio sempre incentrato sulla musicalità, rendeva ogni lezione unica. In seguito sono entrata in conservatorio dove mi sono diplomata a 18 anni sotto la guida del Maestro Antonio De Secondi. Musicista di altissimo livello, è stato una importantissima fonte ispirazione per tutto il repertorio, in particolare quello barocco. A 16 anni sono stata ammessa presso l'Accademia Walter Stauffer di Cremona al corso di perfezionamento con il maestro Salvatore Accardo. L'incontro con Accardo ha cambiato prospettiva al mio percorso, donandomi la forza di credere nel mio futuro di violinista. Si è formato ormai un legame saldo con il Maestro ed è anche per questo che tuttora, pur risiedendo all'estero, non perdo l'occasione di incontrarlo per ricevere lezioni e per suonare con lui nella Orchestra da Camera Italiana. Ora studio a Londra, presso la Guildhall School of Music and Drama, con il Maestro David Takeno, insegnante di numerosi violinisti di carriera internazionale, e, proseguendo sulla strada del barocco, con Pavlo Beznosiuk, primo violino della Academy of Ancient Music.
 
Che caratteristiche deve avere per te il suono ideale del violino?
 
Il violino ideale dovrebbe avere un mi cantino molto dolce e corposo, un sol non troppo scuro, ma comunque profondo - con “profondità” intendo capacità di cambiare timbro sotto sollecitazione del vibrato e delle diverse pressioni e velocità d'arco -, un re sonoro - spesso, nei violini che ho provato, il re è la corda più debole -, e un la che abbia una personalità definita, che viri più verso un suono leggemente aspro piuttosto che uno rotondo e caldo. Ritengo comunque che il suono sia una caratteristica molto personale. Non esiste il suono ideale in assoluto così come non esiste uno strumento che sia il migliore per tutti: è una specie di alchimia.
 
A quali progetti stai lavorando?
 
Ho da poco iniziato gli studi presso la Guildhall School of Music and Drama di Londra, dove il mio nteresse nello studio della musica barocca è aumentato. A fine Aprile, per esempio, sarò solista nel quarto concerto Brandeburghese di Bach, suonando uno strumento barocco, in un ensemble di musica antica. Negli ultimi due anni ho approfondito lo studio della musica contemporanea: ritengo necessario per un artista interessarsi non solo al repertorio storico, ma anche, o forse soprattutto, alla contemporaneità, espressione più profonda e fedele del mondo che ci circonda. Grazie alla collaborazione con la Suvini Zerboni e l'etichetta Toccata Classics di Londra, ho in cantiere la registrazione della musica da camera di Riccardo Malipiero, insieme al pianista Alessandro Viale, al violoncellista Michele Marco Rossi e al violista Daniele Valabrega. Il mio impegno nella musica contemporanea si avvale della collaborazione di compositori del calibro di Marco Quagliarini - di cui ho eseguito, con Alessandro Viale nel “Duo Ardorè”, la première assoluta di "Ricercare II" e che mi ha dedicato "Ricercare III" per violino solo -, Paolo Marchettini, di cui ho avuto il piacere di proporre"Fantaisie sur la Complainte" in prima esecuzione italiana e che sta componendo un nuovo brano per il Duo Ardorè e Domenico Turi, che mi ha chiamato a far parte dell'Imago Sonora Ensemble, formazione in residenza presso l'Accademia Filarmonica Romana. La mia attività nella musica contemporanea non si limita all'approfondimento del repertorio, ma ha l'obiettivo di alimentare nel pubblico l'interesse e nei giovani artisti l'impegno nell'arte del presente: credo ci sia la necessità di sviluppare un dialogo vivace sulle tematiche della nostra contemporaneità al fine di risvegliare il sentimento di appartenenza alla società che ci circonda, sviluppare un pensiero critico e, di conseguenza, originare una coscienza creativa.